Spettacoli e Mostre

PER ADULTI

Ippolito della montagna

Tragedia per attori e figure

Testo e Musiche Sandro Gindro
Regia Francesco Pezzella
Con Francesco Pezzella e Rossella Saponaro
Scene Alberto Giuseppini
Sculture Giuseppe Allamprese
Realizzazione Simona Passalacqua, Manuela Tidili
Costumi Amedeo D’Amicis, Paola Tosti

Un fatto accaduto oggi in una Valle ai piedi del Monte Taburno, in Campania. Un fatto che presenta forti analogie con la tragedia di Ippolito e Fedra, antichissima storia greca. L’odierna vicenda prende vita dai racconti di un cantastorie e del suo assistente; gli echi dell’antica storia penetrano profondamente nel presente: spazio e tempo si slabbrano, divengono evanescenti. Figure, sagome, oggetti ammiccano alla tradizione classica e contemporaneamente evocano un qui ed ora di stampo metafisico, caratteristico della pittura di Giorgio De Chirico. Musiche popolari scritte dallo stesso autore del testo ed elaborate in chiave moderna, si inseriscono nel tessuto drammaturgico e lo permeano, divenendo trama essenziale e scandendo ogni momento dello spettacolo. Il cantastorie, maschera senza tempo, rimanda continuamente all’ineluttabilità del fluire dell’esistenza, unitamente alla presenza della Montagna, la quale simbolizza, oggi come ieri, il luogo della storia, il luogo della vita. Ippolito e Fedra ripetono eternamente il gioco dell’Amore e della Morte. Nelle parole del cantastorie ancora vive la Montagna. Quanto a lungo sopravviverà il cantastorie?

CNH2N+2… L’odore dell’inconscio

Di Sandro Gindro
Musiche di Patrizio Fariselli
Pianoforte e tastiere Patrizio Fariselli
Voce recitante Francesco Pezzella

“L’inconscio è una realtà sottile, nera, lugubre, terribile. Nessuno sa davvero che cosa sia l’inconscio. Recenti studi hanno stabilito che l’inconscio esiste troppo. Per questo bisogna eliminarlo parzialmente in ognuno di noi, in ogni gruppo, in ogni nazione, in tutta la terra. L’inconscio è nero, viscido, pesante, con leggeri riflessi verdognoli e azzurri; ha un profumo intenso. L’inconscio viene di lontano. Esisteva già prima del conscio.”

Attraverso questo incipit un serio conferenziere si presenta alla platea e definisce il tema del suo dire: tra elucubrazioni scientifiche, satira, ironia, si dipana un percorso che stupisce e diverte, smascherando qui e là il qualunquismo e la cattiva coscienza dei potenti.

I toni, spesso ironico-grotteschi, si stemperano nascondendo un’aroma di nostalgia: l’odore dell’inconscio è cambiato, una volta se ne apprezzava il profumo, oggi è divenuto troppo simile a quello del petrolio.

Non mancano serie riflessioni sul passato e su ciò che ci aspetta: l’inconscio sopravvive grazie e nonostante il suo odore, così come l’uomo sopravvive nel ricordo delle sue efferatezze incancellabili.

Ma sopra ogni parola, pensiero, riflessione, emozione aleggia una ingombrante spada di Damocle: la plastica

“Noi siamo i figli del petrolio, del petrolio, del petrolio…..della plastica. La plastica che fa le rose. Rose di plastica, azzurre verdi e arancioni. Noi siamo i figli della plastica, delle discoteche e delle illusioni….. Noi siamo i figli della morte e vogliamo che sia morte, morte per tutti, chissà perché….”

La plastica detta legge, segna il percorso e derivando dal petrolio (e forse dall’inconscio) invade il mondo, lo riempie, lo strozza lasciandolo senza respiro

Scritto da Sandro Gindro (psicoanalista, drammaturgo e musicista) nel 2000, l’odore dell’inconscio è una favola che accosta la vischiosità dell’inconscio a quella del petrolio: una favola che imprigiona, ottunde e instupidisce, come l’odore del petrolio, penetrante, acre e persistente.

Un progetto artistico e culturale della Compagnia Teatrale Sandro Gindro in collaborazione con il compositore e pianista Patrizio Fariselli (tastierista del gruppo degli Area di Demetrio Stratos e leader dei new area tuttora in attività) dal titolo CNH2N+2… l’odore dell’inconscio, coadiuvato dalla voce recitante di Francesco Pezzella. La tecnica improvvisativa di Fariselli si avvinghia al testo, esaltandone alcuni elementi: allo stesso modo la recitazione di Pezzella diviene una lama che penetra nel suono e lo modifica utilizzando toni espressamente onirici, violenti, languidi e talora disincantati.

Fariselli utilizza tutta la sua sapienza di compositore e di improvvisatore: spunti aleatori, suggestioni provenienti dalla musica classica (Bach in primis) e jazz, sonorità medio-orientali, melodie rarefatte prodotte anche con l’ausilio di suoni elaborati al computer.

Il sogno del Maghreb

Pianoforte, arrangiamenti Patrizio Fariselli 
Voce recitante Francesco Pezzella 
Danzatrice Flavia Fargnoli 

Scritto da Sandro Gindro “Il sogno del Maghreb” è una tragedia moderna, in cui emerge la forza vitale dell’amore e l’istintiva propensione umana verso la ricerca della felicità. A ciò si frappone Satana: l’odio, intolleranza, l’invidia, la violenza del più forte sul più debole. Lo spettacolo è concepito come un sovrapporsi di linguaggi espressivi, musica, danza e movimento attoriale. Le parole plasmano le azioni e le coreografie, ma nel frattempo dialogano con la musica trovando in essa nuove energie, nuove coincidenze emotive che esplodono senza soluzione di continuità.

Un vecchio cantastorie maghrebino descrive la magia e la bellezza del mondo in cui vive. Traspare il mistero dell’esistenza e la forza della natura circostante.

La parte finale è incentrata sulla favola dello specchio con il quale Satana riesce a ingannare una donna innamorata.

La musica, scritta ed eseguita da Patrizio Fariselli (Area open Project) permea tutta la pièce: alcune trame sonore vengono elaborate e proposte, in chiave jazzistica e con un profumo medio-orientale, a volta come tappeto ritmico-armonico che accompagna la recitazione, a volte come canzoni.

Poeti de Roma

Spettacolo di poesie e musiche della tradizione romana e romanesca da Catullo ai nostri giorni

Tastiere Patrizio Fariselli
Voce recitante Francesco Pezzella

Un percorso nella produzione poetica e letteraria della Roma antica e moderna, con le sue stravaganze e le sue bellezze “eufoniche” nascoste in un dittongo come in un vocalizzo.

L’amore cantato da Catullo l’energia dello smargiasso Meo Patacca fungono da preludio alla grande produzione poetica del Belli. Non manca il Trilussa e il Pascarella fino ad arrivare ad una macchietta di Petrolini, tra i più grandi uomini di spettacolo del 900. Un percorso che lungi dall’essere esclusivamente letterario presenta un repertorio di canzoni popolari romanesche unitamente ad arie più colte con l’obiettivo di fornire una visione globale dell’estro e della fantasia di Roma e di coloro che tra gli altri l’hanno fatta grande.

Lo spettacolo nasce da un progetto che si è sviluppato nei cinque capoluoghi di provincia della Regione Lazio (Rieti, Viterbo, Roma, Latina, Frosinone) a cui è stato proposto un percorso di sviluppo culturale e di sensibilizzazione del pubblico degli adolescenti attraverso la fruizione e la partecipazione attiva a spettacoli di poesie della tradizione letteraria romana e romanesca da catullo ai nostri giorni.

Le poesie sono lette dall’attore Francesco Pezzella accompagnate al pianoforte da Patrizio Fariselli, membro fondatore degli Area, gruppo di punta della musica moderna dagli anni ‘70 ad oggi.

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